Con investimenti stimati in 5-800 milioni di euro, le attività di riciclo chimico e meccanico potrebbero assicurare entro il 2030 oltre 2,5 miliardi di benefici economici all’Italia, creando oltre mille nuovi posti di lavoro.
Secondo i dati dello studio The European House-Ambrosetti questi obiettivi sono concretamente raggiungibili solo a patto di un concreto quadro di interventi che favorisca il processo di traino della domanda di materiale riciclato nell’industria italiana, in cui circa il 20% dei polimeri utilizzati, soprattutto nei settori del packaging e dell’edilizia, deriva dal riciclo.
Gli ambiziosi obiettivi fissati a livello comunitario con target 2035 (50% di riciclo degli imballaggi e 25% di contenuto minimo di riciclato nelle bottiglie in PET) e 2055 (tetto massimo del 10% per i rifiuti urbani in discarica) impongono però all’intero sistema di alzare l’asticella, anche a fronte di nuove metodologie di calcolo che abbassano i livelli raggiunti dal sistema Italia nel riciclo di packaging e dei rifiuti di plastica dai settori dell’elettronica e dell’auto.
Tra i fattori decisivi per aumentare efficienza e quantità del riciclo, l’uso dell’intelligenza artificiale per aumentare fino al 20% la quantità di materiali in ingresso negli impianti, parallelamente alla combinazione tra riciclo meccanico e chimico, che potrà portare all’aumento del 32% delle performance e al dimezzamento dei volumi di plastica da destinare alla discarica.