
L’industria chimica italiana e quella europea si apprestano a concludere un anno soddisfacente, ma sotto i livelli registrati nel 2017, anno buono per il comparto. La produzione dovrebbe infatti mantenersi nel quadrante positivo, con incrementi nell’ordine di qualche punto percentuale, anche se l’incertezza – come ormai da qualche anno – regna sovrana. Non sono, infatti, solo le tensioni geopolitiche a livello internazionale e l’andamento altalenante del greggio a influire sui fondamentali; anche i risvolti della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina pongono seri interrogativi sullo scenario di breve periodo per l’industria chimica a livello globale.
Rallenta la chimica in Italia
In base ai dati dei primi mesi dell’anno, Federchimica mantiene una previsione positiva sull’andamento della produzione nazionale, che tuttavia resterà sotto i livelli dell’anno scorso, con volumi produttivi in crescita del 3,5% per un valore di 55,3 miliardi di euro, 30 miliardi dei quali venduti all’estero.
Secondo il Centro studi della federazione dell’industria chimica italiana, nei primi tre mesi dell’anno, la produzione è aumentata dell’1,5%, tasso leggermente inferiore alla media europea (+1,9%), e nel primo semestre la crescita è stimata intorno al 2%. Le previsioni indicano che l’andamento positivo potrà proseguire nel corso dell’anno a condizione che le incertezze del quadro politico, nazionale e internazionale, non abbiano sviluppi tali da compromettere la stabilità finanziaria e la ripresa economica. L’incertezza sembra infatti condizionare in negativo le politiche di acquisto di prodotti chimici da parte della clientela, inducendo a mantenere “leggeri” i magazzini. Un atteggiamento che nei primi mesi di quest’anno è stato alimentato anche dalla speranza di una correzione dei prezzi chimici, difficile da ipotizzare alla luce dei rialzi delle quotazioni petrolifere.
Bene la domanda interna
La domanda interna – rileva la federazione dell’industria chimica italiana – nella prima parte dell’anno ha mantenuto un trend tutto sommato positivo, pur mostrando andamenti diversi nei settori industriali e nelle singole imprese, complice anche l’impatto del rafforzamento dell’euro sulle esportazioni. In particolare, sembrano perdere vigore importanti settori finali come l’automotive, dopo quattro anni di continuo e forte rialzo, i prodotti in plastica e i materiali per le costruzioni.
Le esportazioni, dopo aver chiuso il 2017 con un incremento in valore del 9%, incominciano a mostrare segni di stanchezza, pur continuando a crescere (+4,2%); rallentamento più evidente sui mercati extra-europei (+1,4%) per effetto del cambio meno favorevole e di fenomeni di assestamento dopo gli incrementi molto marcati dello scorso anno. Le vendite nel mercato europeo mantengono invece un trend positivo (+6,0%).
Chimica europea in positivo
La situazione non sembra migliore nel resto dell’Europa. Secondo le ultime rivelazioni di Cefic, la produzione chimica nell’Unione Europea è cresciuta dello 0,9% nei primi sei mesi del 2018, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, con un tasso più elevato per alcuni comparti, come la cosmetica (5%), mentre l’incremento delle specialità chimiche si è rivelato meno significativo (+1,2%). Segno meno, invece (-6,3%), per la chimica inorganica di base. Tra gennaio e giugno i prezzi dei prodotti chimici sono aumentati del 2,3%, valore decisamente inferiore a quello di inorganici, vernici e pigmenti (oltre il 4,9%).
Per quanto concerne le esportazioni extra-UE, nei primi cinque mesi del 2018 sono cresciute nel complesso del 2,6% per un valore di 67,7 miliardi di euro contro i 66,0 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. In positivo l’export chimico verso gli Stati Uniti, passato da 12,5 a 13,8 miliardi di dollari (20,4% del totale), per quasi la metà (45%) attribuibile ai prodotti petrolchimici. In flessione, invece, le consegne in Giappone, Corea del Sud, Medio Oriente e Cina.
Passando all’import UE, tra gennaio e maggio di quest’anno ha toccato 48,8 miliardi di euro, con gli USA primo paese di provenienza (9,8 miliardi, ovvero il 20,5% delle importazioni totali), anche se con un valore inferiore a quello del 2017 (10,5 miliardi), per un terzo prodotti di specialità (35%). Il surplus commerciale resta così positivo per 19,9 miliardi, 200 milioni in meno rispetto all’anno scorso. Si conferma invece il deficit con Giappone, Cina, Corea del Sud e India.
Per quanto concerne le previsioni nel breve periodo, Cefic stima che quest’anno e nel 2019 la produzione possa aumentare di circa l’1,5%, tasso simile a quello registrato nel 2017, anche se caratterizzata da un maggior grado di volatilità. Un tasso superiore è previsto per polimeri, specialità e chimica per il consumo.
In buona salute la chimica tedesca
Principale produttore e consumatore europeo di prodotti chimici, la Germania si conferma la locomotiva d’Europa anche nell’industria chimica e farmaceutica, che nei primi sei mesi dell’anno ha realizzato un giro d’affari superiore a 100 miliardi di euro, in crescita del 5,5%, mentre la produzione in volume è aumentata nello stesso periodo di cinque punti percentuali. Alcuni comparti hanno superato le aspettative, come rileva l’associazione tedesca di settore VCI (Verband der Chemischen Industrie): la produzione di specialità chimiche, per esempio, ha registrato un incremento del 4,5%, la farmaceutica di ben 11 punti, mentre petrolchimica e polimeri si sono posizionati sotto la media, con un incremento dell’1,5% rispetto al primo semestre 2017. In crescita di mezzo punto anche l’occupazione, che ha raggiunto a giugno le 455.200 unità.
Per il secondo semestre, però, le previsioni sono meno ottimistiche. A pesare sul futuro del comparto sono fattori macroeconomici e geopolitici, quali le tensioni tra Cina e Stati Uniti sul fronte degli scambi commerciali e il rischio di un’uscita “hard” e non “soft” del Regno Unito dall’Unione Europea; anche le previsioni sulle quotazioni del petrolio rendono inquieti gli industriali tedeschi del settore.
Così, secondo il Centro studi VCI, il 2018 potrebbe chiudersi con una crescita della produzione chimica del 3,5% in volume, prezzi superiori dell’1% e un giro d’affari in aumento del 4,5% a oltre 204 miliardi di euro. Per garantire la crescita a breve e medio termine, l’associazione chiede al Governo tedesco misure che favoriscano la competitività e l’innovazione, in particolare incentivi fiscali per gli investimenti in ricerca e sviluppo, così da favorire progetti ad alta intensità di ricerca.