
Cos’è il design generativo e quali sono le possibilità realmente innovative che l’additive manufacturing schiude al mondo delle forme? Sfruttando le potenzialità di queste tecnologie Ross Lovegrove, Patrick Schumacker e Daniel Widrig, architetti-designer che non è eccessivo definire visionari, hanno disegnato per Nagami arredi-scultura d’aliena bellezza, esposti in occasione del Fuori Salone della Milano Design Week (17-22 aprile 2018) presso lo Spaziotheca di Piazza Castello 5.
Il brand di design, fondato nel 2016 ad Ávila da Manuel Jimenez García, Miki Jimenez García e Ignacio Viguera Ochoa, applica la stampa 3D e la robotica a prodotti di grande scala curandone la realizzazione in ogni dettaglio, dal concept al software che permette di concretizzarne le forme.
Il frutto esotico: robotica di Lovegrove
«Robotica prende forma dalla convergenza di due ambiti, la botanica e la robotica, per coniare un nuovo approccio al design che cristallizzi il meccanismo di crescita intrinseco alle strutture naturali con la tecnica della robotica nella produzione meccanica» spiega Ross Lovegrove. «Non dobbiamo sottovalutare la libertà che le tecnologie contemporanee possono portare a una mente fertile: in passato, forme simili potevano forse essere disegnate ma certamente non costruite, o meglio, la loro realizzazione avrebbe richiesto settimane. Per crearle è necessario che operino insieme la mente del designer, che fa accadere qualcosa, e la “mente” dell’algoritmo, che comprende la complessità e la matematica delle forme. Potenzialità che vorrei utilizzare per realizzare nuove specie, oggetti che non sono mai stati visti prima».
Robotica è uno sgabello alto, la cui forma si sviluppa a 360 gradi. La sua estetica, che senza direzioni preferenziali si allontana dalle tipologie di oggetti che conosciamo, crea qualcosa che non è immediatamente intellegibile. Nonostante l’ambiguità della sua forma, Robotica può essere utilizzato come tavolo per posarvi il cibo appena sfornato, poiché gli inserti in silicone resistono al calore, o come basamento per sculture, apparecchi televisivi, accessori domestici d’ogni sorta. «Lavorando con Nagami ho voluto iniziare un cammino verso la creazione di oggetti e arredi unici, che arricchiscano i nostri habitat a costi competitivi con i prodotti dei marchi più raffinati e stimati» spiega il designer. «È una nuova categoria che supera gli standard di prezzo dell’arredo italiano, ma resta inferiore agli status della Design Art, uno spazio non limitato dal gusto convenzionale e libero di sperimentare senza grossi investimenti di capitale una nuova modalità manifatturiera per il settore».
Da Nagami sbocciano fioriture strutturali
Le sedute Bow e Rise, firmate dallo studio Zaha Hadid Architects (ZHA) si inseriscono coerentemente nelle ricerche da tempo condotte nell’ambito del 3D printing e della sperimentazione sui materiali. Il design di entrambi i pezzi è permeato dai processi di ottimizzazione strutturale propri della natura: la trama e il gradiente cromatico ridefiniscono la relazione spaziale tra l’arredo e l’ambiente in cui è collocato.
«Quello che amo dell’additive manufacturing è la libertà da vincoli costruttivi, la complessità delle forme possibili, la versatilità e la variabilità» osserva Patrick Schumacker, direttore dello studio ZHA. «I nostri progetti per Nagami cercano di mostrare queste potenzialità: sono visibilmente strutturati per strati, mentre linee verticali tracciano l’andamento del volume, sovrapponendosi ai contorni degli oggetti. Anche la scelta del materiale – PLA trasparente – non è casuale: infatti, è stata suggerita dal desiderio di mostrare l’intricata trama interna degli oggetti».
3D printing estremo
«Peeler è il tentativo di portare agli estremi le possibilità tecniche del 3D printing» spiega David Widrig. «La seduta è costituita da tre gusci di PLA con spessori di 7 millimetri: l’ergonomia umana, modellata in quest’oggetto, incontra l’ergonomia del movimento del robot che lo costruisce».
Alle firme di Lovegrove, ZHA e Widrig si aggiunge quella di Manuel Jimenez García, che nel 2017 ha disegnato due sedute scultoree. «Nobu è concepita come una membrana che nasconde al suo interno un universo cellulare, che muta da una pelle levigata in nucleo arricciato in volute» spiega il designer. «Estrat, invece, si ispira alle composizioni dei cristalli minerali».
Il portfolio di Nagami include anche la sedia VoxelChair, ora parte della collezione permanente del Centro Pompidou di Parigi, il vaso Nital Vase e Canaria Casing, un contenitore per prototipi oversize per Canaria Ltd, creato in occasione della NASA Space Apps Challenge 2016.