PFAS o non PFAS? Questo è il dilemma

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Per Mario Draghi le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche sono ancora indispensabili nella fase di transizione energetica e per tenere testa alla concorrenza cinese e americana. In sostanza è ancora troppo presto bandirle dai processi industriali. Ciò non significa che non siano nocive per l’ambiente e la salute umana. Vanno infatti valutate singolarmente, proprio come ha fatto di recente la Commissione UE che ha limitato l’uso dei PFHxA. Senza smettere di ricercare alternative PFAS free

di Lia Panzeri

Il discorso sul futuro della competitività del Vecchio Continente, tenuto il 9 settembre 2024 da Mario Draghi davanti alla Commissione europea, ha suscitato la viva reazione dell’intera platea, non solo sul piano politico ed economico ma soprattutto su quello ambientale. Il motivo di tale reazione è dovuto anche a quanto sostenuto dall’ex presidente della BCE ed ex premier italiano in tema di restrizioni all’uso dei PFAS.

Secondo Draghi, al momento non esistono alternative industrialmente e tecnologicamente altrettanto efficaci e valide, quindi sono ancora indispensabili soprattutto in termini di transizione energetica. Un’eventuale messa al bando delle sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche nell’UE già in questa fase, favorirebbe, infatti, i concorrenti cinesi e statunitensi in molti settori industriali e persino nella corsa alle energie pulite, a danno della vecchia Europa.

«Siamo d’accordo con Draghi sulla necessità di investimenti pubblici e innovazione per accelerare la transizione ecologica, che farà diminuire il costo dell’energia e renderà le nostre economie più resilienti», ha commentato l’European Environmental Bureau, la principale rete di associazioni ambientaliste europee. «Tuttavia, il target di superare la Cina e gli Stati Uniti non è solo economicamente insostenibile, ma aumenterà anche le tensioni geopolitiche… L’obiettivo finale non è essere competitivi per dimostrare di essere più bravi di altri, ma per proteggere il pianeta e le persone che lo abitano».  

Molto chiaro è anche l’appello lanciato dall’Associazione medici per l’ambiente (Isde Italia) e dalla rete europea Health and Environment Alliance (HEAL): «Le autorità proteggano la salute dei cittadini. Bisogna sostenere la proposta di restrizione dei PFAS in UE e fissare limiti di tempo chiari per le deroghe».

PFAS e transizione verde

Nel suo discorso sul futuro della competitività del Vecchio Continente, Mario Draghi ha sostenuto che un’eventuale messa al bando dei PFAS nell’UE, già in questa fase, favorirebbe i concorrenti cinesi e statunitensi in molti settori industriali e persino nella corsa alle energie pulite (foto: https://www.europarl.europa.eu)

Posizioni più che condivisibili, ma va detto che le preoccupazioni di Draghi non sono del tutto infondate.

Nel settore delle tecnologie per il condizionamento, per esempio, i PFAS sono usati nei gas refrigeranti delle pompe di calore e una classe specifica di PFAS, i fluoropolimeri, entrano in gioco nella produzione dellebatterie al litio dei veicoli elettrici. In questa prospettiva, se i PFAS fossero banditi come classe di sostanze, i progressi in termini di risparmio energetico e l’ambizione di abbandonare i motori endotermici per passare ai veicoli elettrici potrebbero essere seriamente compromessi. Non solo.

I fluoropolimeri sono utilizzati anche per rivestire e sigillare alcune componenti dei pannelli solari e delle pale eoliche, che devono essere protette dalle radiazioni solari e dalle alte temperature.

Si capisce, quindi, che anche il passaggio alle fonti rinnovabili come solare ed eolico richiede l’utilizzo dei fluoropolimeri. Rinunciare senza avere alternative valide sul piano industriale e tecnologico pone in discussione la produzione e l’installazione di nuovi impianti, mettendo a rischio il completamento della transizione ecologica a cui tutti aspiriamo. Europa compresa.

I limiti all’uso dell’acido undecafluoroesanoico

La recente limitazione UE vieta la vendita e l’uso del PFHxA, tra l’altro, negli imballaggi alimentari

Resta il fatto che la nocività dei PFAS è certa. Per questo vanno gestiti con la massima attenzione e valutati singolarmente nell’ambito dei processi industriali e delle tecnologie in cui sono utilizzati. È esattamente quello che ha iniziato a fare la Commissione europea, che lo scorso 19 settembre ha adottato nuove misure a norma del regolamento REACH (la legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche pericolose) per proteggere la salute umana e l’ambiente, limitando l’uso dell’acido undecafluoroesanoico (PFHxA) e delle sostanze correlate.Questi sottogruppi di PFAS sono molto persistenti e mobili nell’acqua e il loro uso in alcuni prodotti finiti rappresenta un rischio inaccettabile per la salute umana e l’ambiente.

La restrizione dei PFHxA si concentra sugli usi per i quali rischi ambientali e costi socioeconomici sono maggiori rispetto ai benefici, oppure usi per cui sono disponibili alternative di minor impatto. La recente limitazione UE vieta, infatti, la vendita e l’uso del PFHxA inprodotti tessili di largo consumo, come i giubbotti antipioggia; gli imballaggi alimentari, come le scatole per pizze; le miscele come gli spray impermeabilizzanti; i cosmetici, come i prodotti per la cura della pelle, e alcune schiume antincendio, senza che la loro efficacia sia compromessa. Ma esclude alcune applicazioni dei PFHxA, per esempio nei semiconduttori, nelle batterie o nelle celle a combustibile per l’idrogeno verde.

Una decisione, quella della Commissione UE, che rappresenta un importante passo in avanti nella riduzione delle emissioni di PFAS, visto che il PFHxA è spesso utilizzato in sostituzione di altre categorie di PFAS già vietate, come l’acido perfluoroottanoico, o PFOA

PFAS free, la ricerca continua

Anche per questo è importante che la ricerca di prodotti alternativi ai PFAS vada avanti e non solo nel segmento business to consumer, ma anche in quello business to business. Obiettivo: mettere le aziende in grado di rispettare gli obiettivi di sostenibilità che si sono preposte di raggiungere sulle basi delle direttive UE in materia.

Principio, quest’ultimo, condiviso anche fuori dall’Unione Europea. Ne è un esempio Avient, società statunitense specializzata in soluzioni e servizi per materiali speciali e sostenibili, che ha fatto dell’innovazione il suo tratto distintivo. E non solo a parole. Basti dire che dal 2016 a oggi il suo portafoglio prodotti sostenibili è triplicato. Su questa strada si è particolarmente impegnata nella ricerca di materiali e prodotti PFAS free di qualità. Tra questi vi è Colorant Chromatics™ Evoluscend™, un additivo distaccante non-PFAS per polimeri ad alta temperatura, lanciato sul mercato lo scorso luglio. Una soluzione innovativa che consente di migliorare i processi di stampaggio a iniezione ad alta pressione e la qualità dei prodotti, perché si integra direttamente nei materiali plastici e migra in superficie durante lo stampaggio, per facilitare la sformatura.

Questo processo può contribuire a ridurre i tempi di ciclo e ad aumentare la produttività, diminuendo la durata di smuffolamento e proteggendo lo stampo e le parti in plastica prodotte, utilizzando un’alternativa agli additivi a base di PFAS. In più si è dimostrato efficace su una gamma di polimeri ad alta temperatura, tra cui PPSU, PES, PSU, PEI, LCP, PPS e PEEK, e può essere combinato con i coloranti per polimeri quando si desidera un migliore “design cromatico” in un’applicazione che consenta un facile distacco dallo stampo.

Un coadiuvante di processo per ridurre la melt fracture

Un prodotto, insomma, in grado di «soddisfare gli elevati standard della produzione moderna, ma anche di sostenere gli obiettivi di sostenibilità e le esigenze di conformità normativa dei nostri clienti, offrendo un’alternativa ai materiali PFAS aggiunti intenzionalmente», ha detto Deborah Sondag, global marketing manager Colorant Chromatics di Avient. «Queste innovazioni sottolineano il nostro impegno a far progredire l’industria manifatturiera e a contribuire alla protezione del nostro pianeta».

Evoluscend™ è solo l’ultimo arrivato in casa Avient. La scorsa primavera, infatti, la corporation americana ha lanciato sul mercato un altro interessante prodotto PFAS free: Cesa™ un coadiuvante di processo per l’estrusione, prodotto e sviluppato specificamente per l’uso in applicazioni con polietilene (PE) e polipropilene (PP), che consente prestazioni di processo paragonabili alle soluzioni tradizionali a base di fluoropolimeri, riducendo l’attrito tra il polimero e il metallo e consentendo al polimero di essere estruso più facilmente.

In più contribuisce a ridurre la melt fracture (frattura del fuso), a eliminare l’accumulo in filiera e a diminuire la coppia, per una maggiore produttività. La riduzione della frattura del fuso, che produce l’effetto superficiale noto anche come shark skin, ha l’ulteriore vantaggio di migliorare le proprietà ottiche e di fornire un prodotto di qualità superiore.  Qualità che lo rendono un prodotto capace di «migliorare la produttività e la stabilità di processo per l’estrusione di film, lastre, tubi, o per l’estrusione-soffiaggio», ha dichiarato Mayendran Pillay, direttore marketing Color & Additives North America di Avient.


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